Perchè Musica delle Sfere?

Devo all'affascinante teoria pitagorica l'ispirazione del titolo di questo blog. Secondo il filosofo di Samo, il movimento dei corpi celesti è regolato da leggi geometriche, risultando perciò armonico e perfetto. Muovendosi, gli astri emettono una musica sublime e celestiale, definita "armonia delle sfere", che l'orecchio umano non può percepire a causa dell'assuefazione, un fenomeno psicologico che rende inavvertito alla coscienza un suono continuo. Il richiamo alla sapienza antica vuole essere il punto di partenza di un diario online che propone una riflessione, e se vorrete un dibattito costruttivo, su eventi significativi per il percorso storico e umano. La mia ambizione è mettere a disposizione uno spazio dove ogni fatto che ci riguardi possa essere analizzato sotto la lente delle scienze dell'uomo.



giovedì 12 aprile 2012

CRISI ECONOMICA: SUICIDIO E ANOMIA

La Grecia deteneva il primato del Paese europeo con il più basso tasso di suicidi. Nella prima metà del 2011 ha invertito questo record, diventando il Paese con il tasso più elevato. In Italia abbiamo toccato quota sedici tra imprenditori e artigiani che negli ultimi due anni si sono tolti la vita per timore di non riuscire a far fronte a una situazione economica sempre più disperata. Ma sono molti di più, se consideriamo altre categorie. Il 3 aprile un’anziana di Gela si uccide lanciandosi dal terrazzo della propria abitazione, l’Inps le aveva ulteriormente ridotto la pensione. Il 27 marzo un imbianchino di 49 anni si è gettato dal balcone a Trani, non sopportando lo stato di disoccupazione che si portava dietro da tempo. All’indomani, a Bologna, un imprenditore edile, anni 58, si è dato fuoco davanti all’Agenzia delle Entrate. Non muore ma finisce in ospedale in condizioni gravissime. “Un fatto gravissimo, sintomo di una grande esasperazione che imbriglia i lavoratori più deboli e spesso soli con i loro problemi”. Così commenta il fatto il Segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Già, un’esasperazione generalizzata, un male sociale che colpisce giovani e meno giovani, indiscriminatamente e crudelmente. Un disagio purtroppo sottovalutato, nonostante le belle parole che i nostri governanti ci regalano per esprimere il loro cordoglio. Ipocrisia e indifferenza. Il vento gelido della noncuranza fredda gli animi e congela il cuore.


Durkheim, padre della sociologia funzionalista, ha visto nel suicidio un fatto prettamente sociale, determinato in prevalenza da variabili esterne (religione, famiglia, economia, politica). In un’ampia ricerca del 1897, intitolata Il suicidio. Studio di sociologia, mette in evidenza come esso sia un’azione solo apparentemente soggettiva. In realtà, la vera forza motrice del gesto è di natura sociale e va ricondotta soprattutto a una diminuzione del potere coesivo della società e a una frantumazione dei valori al suo interno. Tra le diverse tipologie di suicidio studiate, emblematico è il suicidio anomico, oggetto di successivi studi e approfondimenti. Anche se il termine anomia viene legato al nome di Durkheim, è in realtà assai antico e si rintraccia già in Senofonte (427 a.C.) che riteneva la legalità fondamentale per l’ordine sociale. Letteralmente, infatti, “anomia” vuol dire “assenza di norme” e Durkheim, in opposizione a Jean-Marie Guyau, ne sottolinea la negatività, il carattere di potenziale minaccia per l’ordine sociale costituito. L’anomia, intesa in senso durkheimiano, indica non solo uno stato di assenza di norme sociali ma una mancanza di regolazione morale. L’individuo dipende totalmente dalla società e ha fortemente bisogno dell’azione regolatrice che quest’ultima esercita sui suoi istinti disordinati. Per Durkheim “le deliberazioni umane, quali le raggiunge la coscienza riflessiva, sono spesso mera forma, senza altro oggetto che di corroborare una risoluzione già presa per motivi che la coscienza ignora”. I motivi che la nostra coscienza ignora sono rappresentati dalla società e dal suo potere di integrazione che non è costante ma varia a seconda del contesto e del periodo storico. La società ha la funzione di creare coesione e di regolare le azioni e le passioni individuali: “La società non è soltanto una cosa che attrae a sé con ineguale intensità i sentimenti e l’attività degli individui, ma è anche un potere che li regola”. Quando questo potere si indebolisce, viene meno anche  la forza coesiva della società e subentra uno stato anomico che Durkheim considera all’origine del fenomeno del suicidio.


Il suicidio anomico è studiato in correlazione alle crisi economiche. Basandosi su molteplici dati statistici, egli notò un forte aumento del fenomeno nei momenti di crisi, intendendo però per "crisi" non solo i momenti di recessione ma anche quelli di eccessiva prosperità. In quest’ultimo caso, infatti, la società perde la propria forza e non riesce più a indicare i limiti oltre i quali non è lecito spingersi. Gli individui, così, credono possibile il raggiungimento di qualsiasi meta e, non sapendo autoregolarsi come fanno gli animali, vanno alla ricerca infinita di nuovi obiettivi che li lasceranno insoddisfatti e in uno stato di anomia cronica: “La passione dell’infinito viene quotidianamente presentata come un segno di distinzione mentre non può verificarsi che in seno a coscienze sregolate che erigono a norma la sregolatezza di cui soffrono”.


La sregolatezza di cui parla l’autore dilaga sia nei momenti di estrema agiatezza economica sia nei momenti di crisi. E oggi, in una situazione di endemica crisi economica, siamo costretti a constatare come la dispersione morale e la mancanza di certezze e di regole stia prendendo il sopravvento sull’equilibrio e la forza individuale: “Sele crisi industriali o finanziarie aumentano i suicidi non è perché impoveriscono, giacché le crisi di prosperità hanno lo stesso risultato, ma perché sono crisi, cioè delle perturbazioni dell’ordine collettivo”. Mancanza di norme e di certezze. Nessuna bussola per orientarsi in questo disordine, in cui ci si sente persi e inghiottiti dalla solitudine. La società non appare più in grado di svolgere la funzione moderatrice di cui parla Durkheim, anzi sta sempre di più perdendo quel ruolo vitale di “potere morale superiore di cui l’individuo accetta l’autorità”. E la metafora tragica viene a essere il gesto estremo di un giovane, Norman Zarcone, il ventisettenne dottorando di ricerca in “Filosofia del linguaggio” che il 13 settembre 2010 si è lanciato dal settimo piano della facoltà di Lettere e Filosofia a Palermo. Aveva conseguito due lauree e sognava di diventare professore. Un sogno che si è reso ben presto conto sarebbe rimasto tale. Dure le parole del padre, all’indomani della tragedia: “Il suo gesto lo considero un omicidio di Stato. - dichiara - Era molto depresso per il suo futuro, si era laureato in Filosofia della conoscenza e della comunicazione, con 110 e lode. A dicembre si sarebbe concluso il dottorato di ricerca della durata di tre anni svolto senza alcuna borsa di studio. I docenti ai quali si era rivolto gli avevano detto che non avrebbe avuto futuro nell'ateneo. E io sono certo che saranno favoriti i soliti raccomandati”. Raccomandazioni, nepotismo, corruzione, questo è il cancro dell’Italia che nessuna pseudo riforma riuscirà a debellare. Semplicemente perché non si vuole debellarlo. Semplicemente perché chi è al vertice resta attaccato come una sanguisuga ai propri privilegi e vuole mandare avanti i propri figli, nipoti, conoscenti. Non importa se imbecilli o incapaci. L’importante è sistemarli. Chi ha dedicato il proprio tempo allo studio e alla crescita professionale, con serietà e impegno, ma non ha amici o parenti ammanicati, rimane tagliato fuori. Ed è un soggetto a rischio, sempre più solo e amareggiato, incatenato ai meccanismi di una società che non è più madre amorevole, capace di guidare ed educare i suoi figli, ma matrigna, crudele ed egoista dispensatrice di privilegi a una ristretta cerchia di “mostri” che essa stessa ha generato.



Nessun commento:

Posta un commento